Indirizzo: Via Luigi Ferrari | Mappa
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La presenza dell'uomo sul territorio di Parabita ha origini remote (80.000 AC circa).
Nel 1966, infatti, in una grotta denominata poi Delle Veneri, furono trovati reperti risalenti in parte al Paleolitico medio, appartenuti all'Homo Sapiens Neanderthalensis (Neanderthal) e in parte al Paleolitico superiore (35.000-10.000 AC), appartenuti all'Homo Sapiens Sapiens (Cro-Magnon), due scheletri acefali (Cro-Magnon 35.000 AC) e due statuine (12.000-10.000 AC) scolpite in osso di cavallo dell'altezza di 9,6 cm. l'una e 6,7 cm.l'altra, riproducenti donne in stato di gravidanza.
La Grotta delle Veneri è uno degli insediamenti archeologici più importanti del Salento, in seguito alla cui scoperta si è potuto avere la certezza della presenza dell'uomo di Neanderthal nel Bacino del Mediterraneo.
Il Neanderthal si estinse, forse vinto dalla maggior evoluzione del Sapiens-Sapiens (Cro-Magnon) che, probabilmente, lo costrinse in nicchie sempre più periferiche per poi distruggerlo.
L'antropizzazione fissa della grotta da parte del Cro-Magnon si ebbe sino al 3000 AC (età del rame), quando l'evoluzione dell'individuo portò ad una maggiore socialità, ad un crescente bisogno di aggregarsi, ed infine al concetto di tribù. La popolazione della grotta era aumentata, per cui i suoi abitanti si spostarono poco distante da essa (300 m circa) a sud-ovest e fondarono un villaggio in periodo neolitico.
Sull'asse nord-sud scavando la roccia, situarono una fila di grosse buche al centro e delle altre più piccole ai lati, dentro vi infissero dei pali, su di essi poggiarono una copertura di canne e costruirono capanne.
Ancora oggi, nella zona archeologica del villaggio, sono visibili i segni di questo sistema costruttivo arcaico; la grotta restò come luogo di culto.
Lo sviluppo urbanistico e sociale del villaggio si ebbe sino all'anno 1000 AC (età del bronzo), quando in una valle situata ad ovest di esso, fu fondata Baubota o Bavota, una forte città Messapica che subì un processo di colonizzazione Greca intorno all'800 AC (età del ferro).
In seguito i Messapi, popolo tendenzialmente pacifico, dovette ingaggiare guerra contro Taranto e poi, alleati di essa, contro Roma. Bavota fu vinta e assoggettata (272 AC - 400 DC) ma, per la sua importanza, Roma le lasciò una certa autonomia, tanto da poter avere una zecca propria e coniarsi delle monete. Una di queste fu trovata verso la metà del XX secolo nelle campagne fra Parabita e Tuglie, dove sorgeva la città. I Romani la inserirono sul tragitto della via Traiana-Appia.
Bavota subì l'influsso Bizantino grazie ai Monaci Basiliani, giunti nel Salento dopo il 726 DC anno in cui Leone III l'Isaurico, imperatore d'Oriente, diede il via all'Iconoclastia (avversione e distruzione delle immagini sacre).
Nel 927 DC, benché fosse forte e turrita, la città non poté sottrarsi alla distruzione dei Turchi.
I superstiti si spostarono più a sud e fondarono il nuovo casale, Parabita, sulla cui etimologia si sono fatte varie ipotesi. La scelta del luogo non fu casuale; si realizzarono le prime costruzioni sull'asse che va dalle attuali Piazza della Vittoria (rione Montella o Munteddhra) a Piazza Immacolata perché nel posto vi erano delle grotte basiliane, segno di una precedente antropizzazione del luogo. Gli abitanti erano talmente legati e nostalgici della vecchia città che ne riprodussero la tipologia costruttiva, di cui ci è rimasto un esempio in Via S. Nicola, datato 1200, alle spalle della Chiesa dell'Immacolata.
La nuova città aveva una forte cinta muraria su cui si aprivano a nord la Porta di Lecce; ad ovest la Porta di Gallipoli (luogo oggi familiarmente chiamato "ssutta 'a porta"); a sud una terza porta, di cui si è persa la memoria del nome; ad est la Porta Falsa. Quest'ultima si chiamava così perché veniva centinata con le dimensioni delle altre ma si realizzava con un'apertura più contenuta per permettere il passaggio dei contadini verso i campi e non quello di mezzi voluminosi. Ciò perché nella cinta muraria, per questioni di sicurezza, si realizzava il minor numero di aperture possibili.
Lo Stemma Civico di Parabita presenta due torri con due cipressi, unite da un ponte,
l'insieme dominato da un angelo che ha in mano una spada. Anche questa sembra una reminiscenza della vecchia Bavota, in quanto la stessa effigie si trovava su una faccia delle sue monete con l'unica differenza di un uccello al posto dell'angelo.
Monumenti di interesse:
la Chiesa Parrocchiale - risalente al secolo XIII, con un portale cinquecentesco, e all'interno un'ammirevole presbiterio e vari dipinti e statue. Essa ospita, dal 1855, una preziosa reliquia: il corpo di San Vincenzo martire ed un'ampolla del suo sangue:
la Basilica della Madonna della Coltura - in stile romanico-gotico (si tratta peraltro di una imitazione moderna) scolpita in un prezioso affresco di stile greco, rappresentante la Vergine con in braccio il Bambino, del secolo XII;
I Palazzi - d'Alfonso, Vinci, Ardito ed il Castello dei Castriota.
[www.comune.parabita.le.it] - [Lecce e i suoi Comuni - Roberto Boiardi]